Claudio Marcello Costa – il dr. Costa – non ha bisogno di presentazioni. Abbiamo voluto aprire il nostro sito intervistando l’uomo che grazie alla sua attività, ma anche attraverso le sue parole, ci ha fatto vivere emozioni uniche. Qualche domanda per cercare di conoscere meglio un uomo che afferma che non dobbiamo avere paura della morte ma ringraziarla, cita Nietzsche e confessa di essere diventato un sogno.
Di recente c’è stata la festa dei 40 anni di attività della clinica mobile, come ha vissuto quel momento e cosa ha rappresentato per lei questo traguardo ? Beh aver passato la vita tra i circuiti a curare gli infortuni dei piloti e aver ricevuto ringraziamenti nel corso degli anni perché grazie alla clinica mobile si sono potute salvare diverse vite, quando non c’era assistenza sui circuiti, è motivo di orgoglio. Ritrovare poi a questa festa alcuni piloti a cui ho salvato la vita mi ha riempito di gioia e soddisfazione.
Qual è stata l’emozione più intensa vissuta in questi anni di attività ? L’emozione più intensa è quando combatti per regalare il respiro della vita. Quando riesci a far tornare a battere un cuore che si è fermato è un’emozione incredibile. L’emozione diventa poi più intensa quando la vita del medico si lega a quella del pilota e si raggiunge una dimensione che ti permette di vivere le sue stesse emozioni. E’ quello che mi è successo con Doohan, con cui ho capito che si può dare tanto ma si può anche ricevere tanto.
Valori, emozioni, sogni…sono tre sostantivi che accomunano tutti i piloti che ha incontrato e cui spesso ha salvato la vita. Quale ritiene essere l’insegnamento che un pilota può dare ? Penso che l’insegnamento di Zanardi sia sotto gli occhi di tutti e possa far comprendere cosa vuol dire l’amore, il sogno e l’emozione. Quello che ha fatto a Londra non era altro che una ciliegina sulla torta costruita in questi anni con grande entusiasmo, gioia e passione.
Ha detto che nelle nostre istituzioni manca l’educazione del cuore, che i giovani sono stati derubati dall’educazione alle emozioni. Come pensa vi si possa sopperire? Bisogna ricostruire la famiglia, bisogna ricostruire la scuola e tutto questo è responsabilità della società, e per società intendo me, lei e tutti. Spesso assistiamo in maniera impotente e passiva a questa strage dell’educazione all’emozione e le conseguenze le vediamo e le tocchiamo con mano attraverso la rabbia dei giovani e la loro insofferenza. Il fatto solo che il cuore palpiti li porta alla ricerca della propria identità e sicuramente noi tutti ne siamo responsabili.
Leggendo i suoi libri si rimane impressionati per tutto quello che ha fatto. Personalmente mi ha colpito l’episodio di Saarinen (http://clinicamobile2.gecod.com/it/page.do?page=claudio_costa ndr) che ritengo essere stato un passo fondamentale nella sua vita. Ci ripensa qualche volta ? Provare quel dolore tremendo che mi ha riservato la vita all’inizio della mia carriera mi ha messo nel dubbio se continuare o no. Ma nel dramma ho trovato la forza di risorgere e il coraggio di continuare ad aiutare i miei eroi, pur nella consapevolezza che un giorno essi avrebbero potuto incontrare il loro destino e la loro tragedia.
Ci sono stati altri episodi che hanno contribuito alla sua formazione? Il senso di colpa, di responsabilità, di quello che nella vita si deve aver il coraggio di affrontare. Non si possono inseguire i sogni pensando che siano solo tali. Si insegue un sogno anche dove c’è il pericolo, perché è proprio là, in quel pericolo, che il sogno si realizza.
Spesso quando parla chiama in causa dei, eroi e miti, quasi una forma di paganesimo. Personalmente mi vengono in mente le parole di Zaira Pasolini, che dopo la morte del figlio Renzo disse “dal giorno della disgrazia non vado più in chiesa, il signore non doveva togliere la vita al mio Renzo”. Crede in dio come si rapporta a lui? Il mio riferimento agli dei non va letto in chiave religiosa ma mitologica; i miti e gli dei con la loro molteplicità e passionalità consentono di esprimere la complessità della vita umana, con le sue sfaccettature, emozioni e sogni. Il Dio della religione è una figura che tace, che ha una sola risposta, la fede. Sono due modi di affrontare la vita. Il modo di affrontare la vita con le passioni, coi sentimenti, l’ebbrezza dei sogni, l’ebbrezza dell’eccesso è sicuramente più pagano.
Come si rapporta alla morte ? Rappresenta la condizione che ti porta a fare delle cose nella vita, a cercare di avere più talento possibile per potermene non dimenticare.
Dall’inizio della sua carriera ad oggi fortunatamente i progressi della tecnica e di sicurezza hanno ridotto notevolmente le morti nel motociclismo, tuttavia molti rimpiangono il Continental circus. La professionalità e sicurezza è inconciliabile con la sola passione? Resta sempre un fatto: quando un pilota abbassa la visiera, che abbia la tuta nera o piena di sponsor sia che corra in circuiti dove si annidano insidie e pericoli o in circuiti dove questi rischi sono sempre presenti, ma sono mascherati, si ripresenta il mito della velocità. Perché a oltre 200 km/h il pericolo esiste sempre e l’uomo in questo gesto vuole conquistare quelli che sono i suoi limiti, cercando l’ebbrezza. L’ebbrezza dei sogni, l’arte, il talento, non sono che bellissimi abiti che mettiamo ad una figura vestita di nero che si chiama morte.
Come sono i rapporti tra la clinica mobile e gli enti organizzativi ? I rapporti con Irta e Dorna (http://www.motogp.com/it/MotoGP+Basics/governing_bodies NDR)? Come giudica la gestione Dorna che ha voluto far divenire la motogp un clone della formula 1 ? Non mi intendo molto di politica, con Irta mi sono sempre trovato molto bene perché hanno sempre considerato la clinica come un loro patrimonio e mi fanno sentire a casa. Il mio rapporto è molto più diretto con Irta che con Dorna. Dorna amministra una politica sua che è molto lontana da quella che è la nostra attività nell’Irta. Comunque penso che oggi amministrare lo sport non sia molto facile, credo che ci siano delle esigenze molto determinanti: esigenze economiche, di visibilità e di immagine.
E l’addio di stoner? Questa è una cosa terribile. Il mio ultimo libro si intitolava “il sogno del dinosauro”, e con Stoner la mia paura che gli eroi si estinguessero è divenuta realtà, un campione di 26 anni che abbandona! Nel libro racconto le gesta di eroi come Zanardi e Doohan e le imprese di altri campioni, tra cui Simoncelli, in onore del quale, dopo la sua tragica scomparsa, il titolo del libro è stato cambiato in “La vittoria di Marco”. Il messaggio che voglio portare è “non estinguetevi”, ed esalto l’eroe, sottolineando che tutti noi abbiamo la necessità di avere degli eroi a cui guardare. L’eroe diventa tale prima per se stesso ma poi anche per tutti noi, e in particolare l’eroe che soffre. Nella nostra società c’è il bisogno di amore, c’è la necessità di cercare di far crescere questi eroi. In particolare avrei piacere che le famiglie sapessero che anche nell’ebbrezza dell’eccesso, nella ricerca del pericolo, è possibile cullare i sogni. Avrei piacere che molte famiglie mettessero al mondo questi eroi in particolare.
Lo stesso desiderio che ha fatto nascere questo sito, attraverso il racconto di questi eroi vorremo far comprendere cosa c’è dietro il pilota e il nostro mondo in generale, cercando di far capire la forza delle loro gesta. Guardi, la vita l’ho sempre considerata l’avversaria della morte, è la morte che rende autentica la vita. Dobbiamo educarci a pensare che solamente la morte è ciò di cui abbiamo assolutamente bisogno, per poter vivere. Va sempre combattuta come avversaria, una avversaria leale, che quando vince ci costringe al dolore, alla perdita, alla tristezza, all’abbandono. Credo però che alla fine dobbiamo svestirla dai cupi colori del suo mantello. Perché solamente attraverso il suo spirito, la sua figura, possiamo trovare la spinta per realizzare una grande vita, e questo i giovani lo sentono.
Un tempo i piloti dormivano su materassi in furgone ed esisteva un clima amichevole e solidale, ora alcuni piloti vengono ai circuiti in elicottero ed il clima è quasi asettico. Lei che tratta con l’essere umano ha visto cambiamenti nelle nuove generazioni di piloti? Sono sempre gli stessi sognatori inseguono il proprio traguardo? Come ho detto prima, possono avere la tuta piena di etichette, venire in elicottero e vivere barricati in mega motorhome, ma poi tutto scompare quando abbassano la visiera. C’è Lei, la signora di nero in fondo al crinale, tra il grigio dell’asfalto e la vittoria.
Possiamo definire i piloti come il superuomo di Nietzsche? Uomini che si battono caparbi e coraggiosi per raggiungere i propri sogni e sorridono alla morte? Nietzsche storicamente è stato travisato e dovrebbe ricevere tante scuse da molte persone. Il superuomo di Nietzsche non è altro che chi ha la forza di guardare in faccia la tragedia della vita, chi ha la possibilità di guardarsi e chiedersi se per un sogno si possa rischiare. Come dice Nietzsche, siamo come acrobati su un filo sull’abisso, ma la forza è andare proprio su quel filo, perché se giungeremo al di là dell’abisso saremo quel Superuomo che sicuramente sarà felice di se stesso; ma se anche durante il tragitto cadremo in fondo, sfracellandoci sulle rocce dell’abisso, quello rimarrà sempre e per sempre il sogno e il senso della vita. Si, i piloti sono questa figura.
Il palcoscenico del superuomo è la gioventù, ma dopo la gioventù cosa resta ? Finisce il tempo degli eroi ed inizia quello degli uomini ? Si, a volte è così. Si diventa uomini, però con la conoscenza dell’eroismo, e in quindi ancor più uomini. Questo permette di vivere molto più intensamente, Zanardì ne è l’esempio, e non è esattamente un “giovane”.
Secondo lei è possibile raggiungere questa condizione di superuomo anche per coloro che non sono piloti? Assolutamente si, è un dono che ci è stato dato. Avere un sogno e battersi per realizzarlo.
Il motociclista di tutti i giorni si riscatta, almeno in parte, dall’aver ceduto alle false promesse di rassicurazione della società attraverso l’emozione del vivere la moto? I motociclisti raggiungono nell’ebbrezza il proprio sogno, che si culla nell’eccesso del pericolo. E’ questa condizione che porta a sfidare i limiti dell’esistenza umana. E’ vero, la società concede rassicurazione, ma solo nell’ambito di una vita disciplinata e regolare, in una condizione di controllo e inibizione. E’ una condizione dalla quale si deve necessariamente salpare, per raggiunge un nuovo orizzonte di autenticità e tornare in contatto con sè stessi.
Il nostro sito parla di emozioni, qual è l’emozione che le piacerebbe vivere ? Che nel mondo non ci sia più malvagità, cattiveria e stupidità.
Una curiosità: Suo padre le vietò la moto assolutamente, ha mai ceduto alla tentazione? Sono salito sulla ducati biposto con Mamola una volta, ma come esperienza mi è bastata e non ci torno più.
Lei è figlio del mitico Checco Costa, perché ha scelto di aggiustare i piloti anziché percorrere la strada che poteva portare a bussare alla porta degli dei diventando un pilota anche lei? Perché sono diventato il sogno di mio padre.
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