Per gli amanti delle due ruote Matitaccia non ha bisogno di presentazioni. Da anni riesce con una immagine a farci sorridere e divertire e a volte con una frase ed un disegno ci porta a riflettere, pensare e magari commuovere. Le Vignette non ci lasciano indifferenti e sono in grado di farci vivere e provare emozioni talvolta intense. Proprio per questo abbiamo voluto porgli qualche domanda per cercare di conoscere meglio chi si nasconde dietro questa firma.
Giorgio Serra…chi è Matitaccia ? Sono una persona normalissima, nessuno di famoso. Sono un nonno di 4 splendide bambine, due vivono in Francia con mia figlia mentre le altre due con mio figlio nella mia città che è Bologna. Ho fatto il geometra in comune per una vita e disegno vignette da molto più tempo.
Come è nata questa passione e come sei riuscito a trasformarla in professione ? Un giorno del 1977 mentre ero a letto con la febbre fui svegliato dalla botta che ricevetti da un giornale che mia moglie mi gettò sulla pancia, era il primo numero di motosprint. Dopo 2-3 numeri lessi che Sabbatini cercava un vignettista, così feci il mio primo disegno, un disegno di Agostini, molto semplice fatto con la cannetta e lo feci recapitare alla redazione. Il giorno dopo questa consegna diventai il vignettista di motosprint.
E con autosprint ? Il passaggio ad Autosprint avvenne su richiesta della Conti Editore che allora pubblicava entrambe le testate. Voglio affermare che però a me piacciono e preferisco le due ruote, anche se non mi piace il motociclismo di oggi perché scimmiotta la formula uno.
Anche tu pensi che ne sia una brutta copia? Il fatto che il motociclismo voglia imitare la formula uno è un obbrobrio, è grottesco, e non mi piacciono, salvo eccezioni, i personaggi che ci ruotano intorno.
Ma questo aspetto non può essere utile al tuo lavoro ? Con la possibilità di mettere in luce elementi critici o appunto grotteschi? In 13.000 tavole credo che ci siano state molte occasioni per enfatizzare questo concetto. L’anno in cui vennero introdotti i tornelli, le selezioni, le zone di accesso, realizzai alcune tavole interessanti, resta il fatto che sta diventando una brutta copia della formula uno con gli stessi comportamenti e lo stesso tipo di persone.
Del tipo ? In formula uno ho vissuto esperienze raccapriccianti. Un esempio su tutti un gran premio ad Imola di qualche anno fa con la compagnia del dr. Costa. Era un sabato di prove e con il pass in suo possesso – il figlio del creatore di quel circuito – non poteva accedere all’area paddock, aveva dei limiti e delle restrizioni. Non aveva il pass per accedere ad una zona dove la maggior parte dei presenti, tralasciando i meccanici e le maestranze che lavoravano a ritmi spropositati, erano personaggi boriosi o di facili costumi col solo titolo di essere lì per questioni di amicizie o sponsorizzazioni. Oggi il motociclismo vuole assomigliare a questa porcheria qua. Organizzatori che sono solo dei business man senza passione ma anche piloti che ormai i piedi per terra non li sanno più tenere.
Rimpiangi il Continental Circus ? Qualche anno fa era più bello e non solo perché eravamo più giovani, ma perché era un ambiente sano, ti fermavi coi piloti e potevi ridere e scherzare, spesso tiravano fuori una bottiglia e ti invitano a bere. Il povero Ghiselli che veniva da Siena quando ti incontrava prima cosa ti invitava a bere un bicchiere di rosso. Tutto questo non c’è più, se accedi è solo perché sei uno dei loro tirapiedi.
Tornando alle tue creazioni, come nasce una vignetta e quanto tempo di lavoro richiede? E’ la domanda più frequente che mi fanno. Per il tempo di realizzazione dipende moltissimo da come si forma nella mente. Il disegno per quanto mi riguarda è fatto nell’istante in cui si forma dietro le ossa della fronte. Per quello che riguarda i soggetti da disegnare, devo fare una scelta ragionata, magari siamo a fine campionato ed abbiamo dato su 52 numeri a disposizione 30 a Valentino e gli altri sono stati distribuiti tra i soliti, allora posso permetterti di fare una vignetta sul Giapponese che è diventato l’eroe nazionale avendo conquistato un podio in moto Gp che mancava dai tempi di Katoh.
Hai avuto qualche denuncia per qualche vignetta? Denuncie vere e proprie no, l’episodio che più mi ha toccato e rimasto impresso è sul finire degli anni 90, per una vignetta fatta a Balestre allora presidente della FIA. Ritrassi l’episodio in cui durante una riunione battè i pugni sul tavolo per una diatriba sportiva, allora c’era la crisi in Romania e io lo disegnai sottoforma di “Balestrescu”, scimmiottando l’allora dittatore rumeno Ceausescu. Il fatto fu che due giorni dopo Ceausescu venne fucilato ed Autosprint era già in stampa. Una serie sfortunata di coincidenze. Per le lamentele alcuni mi hanno chiamato direttamente, come ad esempio Rumi, il proprietario della Minardi, che una sera a mezzanotte mi chiamò alquanto innervosito per una vignetta. Oppure il ministro Fanfani che andò a lamentarsi dall’allora titolare del giornale per cui lavoravo perché continuavo a raffigurarlo piccolo e minuto. Nessuna denuncia comunque, forse perché cerco di non oltrepassare mai una linea invisibile che ritengo non vada mai superata. Credo di non aver mai messo offeso le persone che raffiguro, cerco sempre di salvaguardare la dignità dell’uomo. Noi stiamo giocando e diamo delle punture, non dobbiamo dare delle sciabolate.
C’è qualche vignetta a cui sei maggiormente legato ? Assolutamente si e mi ricordo che la regalai alla fidanzata di un redattore della rivista con cui collaboravo allora. Vignetta che poi non rividi più perché poi i due si lasciarono. E’ la vignetta che apre il libro che feci anni fa che si intitola “Effetto Serra” e che per me è in assoluto la più bella di tutte. Era l’epoca in F1 in cui le Williams avevano l’antisaltellamento e Senna correva con la McLaren. La vignetta raffigura Mansell visto di fronte che gira con le mani dietro la schiena rilassato e dice “ce l’avete voi le sospensioni attive?” ad un Senna che è indistinguibile per tutte le vibrazioni ricevute. E’ una vignetta per me storica creata in un momento di grazia.
Oltre le vignette altre realizzazioni ? Tieni presente che il formato standard delle vignette è 35×50 ma ho provato anche a farne una di 46 metri per il Brand manager della Marlboro italia in cui ho raccontato la sua vita sottoforma di vignette. Ho realizzato la scenografia per la Marlboro durante un Gp a cui assistevano circa 300 mila spettatori e per ravvivare l’immagine del circuito mi hanno chiamato a fare dei pannelli per la zona paddock e hospitality ed uno di questi era lungo 70 metri, dipingevo con pennelloni da imbianchino. Ricordo poi i 4 pannelli realizzati dentro il circo di Ranieri a Montecarlo, erano lunghi ognuno 18 metri e alti 6.
La più bella gratificazione o ricordo che porti con te ? Quella della gente comune. Magari durante le serate di beneficenza mi capita di fare caricature a delle persone del pubblico e mi gratifica vedere le loro reazioni, che sono vere e spontanee a differenza di quelle dei campioni che spesso ti guardano con diffidenza.
Racconti le gesta di campioni della velocità dal 1977. Quale periodo e quali campioni ti hanno provocato maggiori emozioni? Il Motociclismo negli anni ’70 e Sheene che per me era il più grande di quegli anni. Quando arrivò insieme a Roberts e altri, come ad esempio Bonera, ridimensionarono molto Agostini. Agostini allora era il divo della televisione e quando arrivava in circuito era l’unico che trovava la moto col motore già acceso. Questi aspetti hanno contribuito a creare in parte del pubblico alcuni sentimenti contrari. Sentimenti che nessuno trovava in Sheene ma neanche in Hailwood, che è stato il più grande in assoluto. Nessuno ha mai detto che Hailwood se la tirava. Con Giacomo poi siamo amici, lui sa benissimo che dei 15 titoli, 4 gli appartengono e gli altri non sono stati poi un grosso problema. Tra gli altri piloti sono particolarmente legato a quello che considero un fenomeno assoluto che è Surtees. Se dovessi fare una graduatoria dei piloti: Hailwood, Surtees, Sheene, poi Agostini e tutti gli altri.
Hai mai provato l’ebrezza delle due o quattro ruote? Da ragazzino mi divertivo a gareggiare coi motorini truccati. Una volta mi presentai da mia mamma chiedendo di firmare un foglio che volevo spacciare come la richiesta per la licenza di pesca, quando lesse che era per la licenza di pilota mi diede uno sberlone e lì finirono le mie velleità di pilota. Non sono un motociclista, ora giro con una Vespa.
Il nostro sito parla di emozioni. L’emozione che vorresti vivere? Quelle che ho già vissuto. A livello professionale non ho bisogno di provare altre emozioni.
Con la certezza che l’artista è colui che provoca emozioni ringraziamo questo artista che con le sue creazioni “naif” ci fa provare emozioni ogni volta che apriamo il nuovo numero di Motosprint..
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